mercoledì 25 marzo 2020

step#02 Parole, storie di popoli

Parole, storie di popoli

Passeggiando per i vicoli di una Nizza estiva e piena di vita ricordo di essermi accucciata presso la saracinesca abbassata di un locale, attirata da un libro dimenticato volontariamente sul gradino di pietra. 'L'esilio della parola' recava come titolo. Lessi le prime pagine nella penombra di quella via punteggiata da colori ed esse mi tornano alla mente adesso. La società attuale avrebbe svuotato le parole del loro senso tanto che queste non avrebbero più nulla da dire, e soprattutto le avrebbe private dell'effetto emozionale che ogni parola o concetto dovrebbe portarsi dietro: spiazzare, cambiare, mutare, stupire.
Le parole si consumarono. La loro esistenza millenaria rese meno vivide col passare del tempo le associazioni di immagini che il loro suono risvegliava nella mente di chi riuscì a verbalizzare un concetto. Ed ecco spiegata la comparsa di titoli come quello citato prima, segnali di una crisi profonda, essendo il linguaggio parte essenziale della nostra vita cosciente.
Una parola nasce dall’esigenza di veicolare un concetto, di renderlo condivisibile e un concetto scaturisce da una mente realizzata, nel senso di essersi fatta ‘res’ nel fluire della storia e hegelianamente una determinata parola è quasi condannata a nascere in seno a un determinato popolo. 
Il termine ‘struttura’ ha origini latine, è un sostantivo ottenuto dal participio perfetto del verbo struĕre, il cui significato principale è quello di costruire e ordinare. E il fatto che essa abbia fatto la sua prima comparsa in seno al popolo Romano è rivelatore della profonda connessione che intercorre tra il linguaggio di una comunità e la mentalità stessa di questa, come le parole scelte da un poeta rivelano l'io lirico che vi sta dietro, la miriade di immagini che solo egli vede in virtù della sua psiche. L'imperium sine fine, appellativo con cui i Romani stessi si riferivano al proprio Impero, raggiunse un'espansione senza pari anche grazie alla semplicità negli spostamenti resa possibile da una fitta rete stradale. Un popolo di architetti e costruttori, si pensi agli acquedotti intorno all'Urbs, la cui mentalità è icasticamente riassunta nelle parole del De architectura di Vitruvio:

<Haec autem ita fieri debent, ut habeatur ratio firmitatis, utilitatis, venustatis.>
<In tutte queste cose che si hanno da fare devesi avere per scopo la solidità, l’utilità, e la bellezza.>

L'interessamento alla struttura celata dietro alle grandi opere di immediata utilità per una comunità in grande espansione spiega la necessità di un termine il cui significato primitivo è quello di 'costruzione ordinata'. Ed è forse questa curiosità nei confronti del funzionamento della Natura, curiosità che accomunava sicuramente il circolo di uomini attorno agli Scipioni, a fungere da ponte e da premessa per l'incontro con il pensiero filosofico della vicina Grecia che dal canto suo tanto aveva maturato in termini di riflessione attorno alla 'Struttura' della realtà, dalla ricerca dell'archè il cui epicentro fu la regione della Ionia al Mondo delle Idee teorizzato da Platone. La filosofia nasce con l'intento di ragionare attorno all'essenza del reale, ed è rappresentativo in tal senso il percorso dell'uomo dalla caverna in cui si trovava costretto verso la liberazione dalle catene dell'opinione e l'approdo alla contemplazione della luce del sole, della verità filosofica. Una ricerca che a partire dall'antica Grecia vedrà i pensatori divisi nei secoli, tra chi riterrà di poter svelare, spiegare e descrivere razionalmente la struttura delle cose e chi, cambiando radicalmente prospettiva, si domanderà se per poterla comprendere non si dovrebbe piuttosto decifrare prima di tutto la struttura del mezzo attraverso cui la conosciamo, ovvero quel filtro grazie alle cui categorie interpretiamo i fenomeni attorno a noi, un’immagine del nostro cervello che Schopenhauer elaborò in seguito alla lettura dei testi kantiani e che è da me condivisa: ciò che si cela oltre, la Realtà ,rimane noumeno, impalpabile, ma anche ciò che sta al di sotto di questo filtro è noumeno, fintanto che la struttura del rapporto di tali categorie con la nostra coscienza non sarà chiaro. E su queste note si aprirà quel lungo scontro tra la fiducia positivistica e i dubbi scatenati dalle sconcertanti scoperte di inizio novecento, primo fra tutti l'inconscio.

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