“L’angelo di Pietra e Ferro”
Il dialogo si colloca nella terza puntata della serie tv
"L'angelo di pietra e ferro" e vede
Riccardo dialogare con l'ingegnere dinnanzi alle colossali rovine dell'antica
cattedrale gotica:
Riccardo-(meravigliato dalla scoperta di quel luogo)- “Questa struttura è così diversa dai palazzoni grigi della metropoli da cui vengo, mi pare un gigante che in un passato lontano abbia sostenuto la volta celeste”
Ingegnere- (indicando con la mano la vegetazione circostante)- “E’ l’impressione che abbiamo avuto anche noi; essa è in perfetta armonia con il paesaggio circostante e slanciandosi verso l’alto sembra essere stata eretta per collegare cielo e terra. Mani diverse da quelle cui siamo abituati oggi la costruirono.”
Riccardo “Cosa intendi dire?”
Ingegnere- “Vedi, questa fu più che una semplice
costruzione. Rappresenta l’aspirazione dell’uomo verso una dimensione infinita
e venne innalzata per il solo motivo di poter colmare questa tensione dell’animo
umano. Io e i miei amici siamo fuggiti da una metropoli in cui le uniche idee a
venire finanziate erano quelle che avessero un immediato risvolto economico. La
spiritualità e la ricerca scientifica disinteressata non rientravano nella loro
ottica.”
Riccardo “Gli ingegneri tecnici e gli scienziati ricercatori”
Ingegnere “Esatto, ma noi non siamo di questa idea. La
ricerca è il motore che ci spinge a creare e la tecnica ci permette di
realizzare le nostre idee. Lo sguardo e il cuore dello scienziato è quello che
porta a interrogarci, ma se non fossimo anche ingegneri non sapremmo come
adoperare nel modo giusto le mani, e innalzare una struttura come questa”
Riccardo –(osservando i compagni ai piedi della
cattedrale)-“Come mai vi siete accampati qui intorno e ne state restaurando
alcune parti?”
Ingegnere –(facendogli strada dentro alla cattedrale)-”Lo
capirai da te, seguimi. Una volta dentro alla cattedrale, rivolgi gli occhi al
cielo, ti dirò che cosa ci ha comunicato e cosa ci ha legati a questo luogo”
Ingegnere- “Della cattedrale maestosa lo scorrere inesorabile
del tempo non ha risparmiato che lo scheletro, la struttura portante
dell’intero edificio, della quale puoi ammirarne le arcate a cielo aperto e i
pilastri. La vista del cielo incorniciato dalle nervature di questa elegante
struttura è stata per noi come una rivelazione della accessorietà del suo
rivestimento passato e di ogni altro rivestimento in natura. Ciò che giace al
fondo di ogni cosa esistente è la sua essenza, la sua struttura essenziale,
mentre attorno non v’è che rumore; queste arcate, le uniche sopravvissute al
tempo, ci hanno mostrato che nel reale tutto è struttura; ed è questa che noi
indaghiamo.”
Riccardo-(aprendosi a quell’uomo che tanto gli stava
rivelando e confessandogli il proprio dolore incolmabile)-“Qui dentro ho come
la sensazione di sentirmi a casa, nonostante mi senta così piccolo rispetto
alla colossale grandezza di questa struttura. Il vuoto che porto dentro per un
attimo sembra essersi colmato, mi sembra piccolo rispetto a tanta grandezza.”
Ingegnere ”Non sei solo nel tuo dolore. Ho ribattezzato
questa struttura architettonica “l’angelo di pietra e ferro” perchè essa
rappresentò per tanti uomini una via di accesso a quell’ordine universale in
cui filosofi e intellettuali di tutti i tempi cercarono di far rientrare il
reale. Tutto è struttura e nel suo ordine le religioni e la filosofia hanno
cercato di far rientrare anche la nostra sofferenza.”
Riccardo-(percependo dentro di sé il vuoto generato dalla perdita
dell’amato nonno guarda con occhi lucidi le arcate che si stagliavano possenti
sopra la sua testa)-
Ingegnere “Quando mi sedetti per la prima volta su questa
pietra e guardai al cielo incorniciato da questi archi capii che la struttura
più intima e profonda di questa dimensione in cui ci troviamo a vivere è solo
una; la tua mente, Riccardo. Cosa vedi frapposto fra i tuoi occhi e il cielo
lassù?”
Riccardo “Le arcate, lo scheletro di questo edificio”
Ingegnere “Esatto e questa cornice non è che la struttura
della tua percezione, e come queste rovine, anch’essa sopravvive immutata nel
tempo nella mente umana. Filtra il mondo che giace là fuori e di cui
probabilmente nessuno ha ancora fatto esperienza. Ciò che ti fa vedere non è
che una rappresentazione di questo, e le tue emozioni sono legate ad essa e non
al mondo reale. Prendere coscienza della limitatezza dei nostri attuali sensi e
di quella che è in realtà la struttura essenziale del tutto è l’unica
rivelazione che ti insegnerà a convivere con il tuo incolmabile dolore”
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