sabato 11 aprile 2020

Riflessioni di percorso: das Gestell und die Physis

Il termine struttura è polisemico e i concetti racchiusi in questo termini sono polivalenti, come emerge dalle ricerche etimologiche del termine (step 1, step 1bis, step 2, ), per questo ho voluto sviluppare il contenuto di questo blog in una particolare direzione che ivi chiarisco. Il termine racchiude, a mio avviso, quella che considero essere l'essenza profonda delle due discipline che ho scelto di approfondire nel mio percorso di vita e di studi, l'ingegneria e la filosofia, l'una espressione del ragionamento applicato e l'altra di quello critico: la ricerca di una comprensione della struttura che costituisce e rende tali gli enti intorno a quell'essere cosciente che è l'essere umano. Obiettivo del mio percorso di studi è quello di arrivare a comprendere i meccanismi della mente e della coscienza umana, ricostruendone la struttura a ritroso, e per questo ho scelto come campo di indagine quello dell'Intelligenza Artificiale che, accanto alle neuroscienze, penso possa aiutarmi in questa direzione. Lo spirito che anima l'ingegnere è lo stesso del filosofo e la meraviglia aristotelica provata di fronte ai suoi studi lo spinge a riprodurne la struttura armoniosa in un artefatto per di più utile per la società intera. Ma la polisemia di questo termine mi spinge ad aggiungere al filone principale di questa mia interpretazione riflessioni scaturite nel corso di queste lezioni di filosofia dell'ingegneria.
Il filosofo Heidegger infatti, citato a proposito della questione della Tecnica, fa uso del termine Gestell nel descrivere quella che definisce l'essenza della tecnica, termine che come sottolinea Franco Volpi significa nell'uso comune della lingua tedesca proprio 'struttura':
Brillen Gestell, montatura di occhiali, Fahrad Gestell, telaio di bicicletta;
questa parola indica una struttura intesa come impianto che ha il carattere particolare di essere un qualcosa costruito dall'uomo, un artefatto che funge da struttura portante di qualcosa. Esso è un termine che ben si adatta a rappresentare ciò che la tecnica rappresenta rispetto alla Natura che, non essendo costruita, ha in sé il principio della propria nascita e del proprio perire, come illustrato nell'esempio aristotelico del legno di un albero, animato da un proprio ciclo vitale, in contrapposizione a quello di un letto, impianto, struttura. Inoltre la parola si compone della radice -stell "porre" che concorre a formare composti che formano il 'mondo della tecnica', come produrre(Herstellen), rappresentare(Forsetellen) e ordinare(Bestellen).
'Mondo della tecnica' è un'espressione che in Heidegger, prima di essere una critica nel senso spregiativo del termine, è un tentativo di comprensione lucida (krinein) dell'essenza del mondo contemporaneo. Mi soffermo su di essa perchè l'idea di artificialità connessa a tutto ciò che è struttura, che è artefatto tecnico, è un'idea che sta alla base del movimento antitecnologico cominciato negli anni 50 del Novecento e che ha segnato, secondo Samuel Florman, l'inizio del declino dell'età d'oro dell'ingegneria. Gli argomenti utilizzati contro il mestiere di ingegnere dal movimento antitecnocratico si richiamano proprio a un ideale di vita a contatto con la spontaneità della Natura, libero dal controllo pervasivo e alienante della Tecnologia con la t maiuscola, che avrebbe assunto una sua esistenza autonoma. Sono argomenti profondi e sinceramente sentiti che pongono noi ingegneri e futuri ingegneri di fronte a un monito, monito che Heidegger riporta in tutta chiarezza nei testi 'La questione della tecnica' e 'Che cos'è la Metafisica?'.
La tecnica non è qualcosa di ontologicamente negativo, infatti accanto al linguaggio e all'arte costituisce una delle modalità che l'uomo ha per relazionarsi con l'Essere, una modalità che si relaziona manualmente e operativamente ad esso. Al contrario dell'uomo contemporaneo però, che Heidegger colloca dall'età platonica a quella nietzschiana, i presocratici interpretavano l'Essere alla luce di un'illuminazione momentanea di un fulmine provocata da un rapporto di tipo estatico con ciò che è e ciò che chiamavano techne comprendeva sia le belle arti sia il sapere tecnico, poichè entrambe mettono al mondo qualcosa sulla base di quell'illuminazione momentanea ( Federico Sollazzo). La contemporaneità invece è condannata all'Oblio dell'Essere, perchè avendo dimenticato che la tecnica è solo una delle modalità di rapporto con l'Essere e che la natura, phusys, non è 'puro fondo', essa considera anche se stessa come puro fondo con cui fare ciò che si vuole. Questa cosiddetta struttura della soggettità sarebbe cominciata con l'introduzione della metafisica platonica che avrebbe diviso con la dottrina dei due mondi il mondo vero da quello apparente, condannando questo ad essere ente. E l'uomo allora sarebbe giustificato nel suo progetto di padroneggiamento conoscitivo e operativo. E' questa dimenticanza a mio parere ad essere avvertita in tutta la sua gravità dal movimento antitecnologico, ma ciò non significa che l'ingegneria debba essere denigrata come è stato fatto. La nuova consapevolezza auspicata da Heidegger potrà diventare terreno d'incontro tra queste due realtà apparentemente contrastanti, Techne e Phusys.
 In conclusione riporto le parole del filosofo Daniel Callahan:
"At the very ouset we have to do away with a false and misleading dualism, one which abstracts man on the one hand and technology on the other, as if the two were quite separate kinds of realities. I believe that there is no dualism inherent here.[...] We should recognize when we speak of technology, this is another way of speaking about man himself in ONE of his manifestations."

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L'intento di questo blog è quello di mostrare come la riflessione intorno al concetto di Struttura riveli la profonda interconnessione...