mercoledì 10 giugno 2020

step #22 Una serie tv: L'angelo di Pietra e Ferro

L'angelo di Pietra e Ferro

Prima puntata-
La scena riprende Riccardo, un giovane di ventitré anni animato da un'inestinguibile curiosità intellettuale il quale si vede costretto, per via delle ristrettezze economiche in cui verte, a svolgere due mestieri contemporaneamente, alternandoli lungo il corso della giornata. Al pomeriggio indossa le vesti di un barista, un mestiere che non gli dava alcuna soddisfazione e che anzi lo costringeva a passare i propri giorni nel mezzo del grigiore assordante della metropoli che costituiva il suo piccolo universo. Egli non aveva mai avuto l'opportunità economica di allontanarsene e di viaggiare per quel mondo di cui coglieva qualche particolare sporadico nelle conversazioni della clientela del bar o sullo schermo del televisore del locale, quando questo non doveva mostrare ai suoi clienti alienati qualche programma calcistico. La sua fonte di felicità consisteva, oltre che nell'affetto più sincero per l'unico famigliare che gli era rimasto e con cui viveva, suo nonno, nell'impiego che era riuscito a ritagliarsi nelle ore del mattino in una modesta libreria d'antiquariato. Era qui, dietro agli scaffali odoranti di un tempo ormai passato che egli aveva scoperto poco tempo prima una collana di volumi sull'architettura monumentale e, inspiegabilmente, di fronte a una vecchia stampa raffigurante il Cenotafio per Newton, aveva avuto come un presentimento che la visione di quell'immagine non fosse stata una scoperta fortuita.
Nei giorni seguenti l'immagine di quel monumento mai costruito occupò la sua mente mentre si dirigeva sul luogo di lavoro, attraversando a piedi una città che allora più che mai sembrava volerlo soffocare tra le mura di palazzi tozzi e massicci, grigi e squallidi come i volti delle persone che gli passavano accanto.

Seconda puntata-
La vita di Riccardo sembra sull'orlo di crollare sotto al proprio peso in seguito a una telefonata; la sua guida, il suo unico legame rimasto, suo nonno, è mancato la mattina stessa.
Svuotato dal senso stesso della sua esistenza, Riccardo vaga incredulo per le strade mentre una voragine senza fondo si apre piano dentro di lui. Presto si ritrova sul limitare della metropoli oltre il quale gli era sempre mancato il tempo di inoltrarsi tanto era stato impegnato a lavorare per trovare di che vivere. Ma il vuoto lo conduce oltre, nel fitto della vegetazione al di là della periferia. Ed è così che dopo un tempo indeterminato si ritrova di fronte una visione spettacolare.
La scena riprende dal basso risalendo verso l'alto una struttura di dimensioni colossali e slanciate, la cui pietra levigata riflette la luce del sole abbagliando momentaneamente Riccardo. A poco a poco i suoi occhi si abituano alla luminosità del luogo ed egli crede di riconoscervi le rovine di una costruzione incredibilmente simile a quelle viste nelle stampe della libreria. La meraviglia è tanto grande che Riccardo non si accorge della presenza di diversi ragazzi, tutti intorno alla trentina d'anni , affaccendati ai piedi delle rovine. Finchè uno di loro gli si fa incontro sorridente.
Egli e i suoi compagni sono ingegneri, ma qualche anno prima decisero di lasciare la metropoli dalla quale anch'essi provenivano. Laureatisi con tanti buoni propositi e progetti, si ritrovarono a lavorare per un sistema il cui unico motore era il gretto interesse economico e che non era disposto a finanziare alcuna loro idea che non avesse un immediato risvolto pratico (La natura non è puro fondo). Fu così che decisero di abbandonare la grande città e cercare un altro luogo in cui portare avanti le loro ricerche animate da autentica sete di conocenza del mondo e dei suoi meccanismi( lo sguardo di Leonardo).

Terza puntata- L'angelo di pietra e ferro
L'ingegnere continua a narrare la storia del proprio gruppo di amici, spiegando come affittarono diversi van e partirono alla ricerca di un mondo diverso, ma non erano ancora partiti che trovarono quest'antica cattedrale gotica, così diversa dalle costruzioni cui erano abituati, che chiamarono "L'angelo di pietra e ferro". Essa si stagliava verso il cielo in tutta la sua grandezza, ma era in perfetta armonia con il paesaggio circostante (Struttura e Natura, Artificiale e Naturale), pareva lo scheletro di un gigante che in passato sosteneva la volta celeste. Comincia un lungo dialogo tra Riccardo e l'ingegnere che lo invita a inoltrarsi all'interno della cattedrale, di cui rimanevano le facciate laterali e, perfettamente conservate, le grandi arcate e i pinnacoli gotici. Gli ingegneri ne erano rimasti affascinati e si erano stabiliti con i loro van attorno al sito per poterne restaurare alcune parti. Ma ciò che era davvero insolito era la rivelazione che loro tutti avevano avuto nell'alzare gli occhi verso il cielo la cui visuale era incorniciata dalle arcate che un tempo avevano sostenuto il tetto. Il tempo aveva cancellato nei secoli ogni parte non necessaria della chiesa, ogni abbellimento, e ne aveva scoperto la struttura portante, il nucleo essenziale che aveva permesso al colosso di innalzarsi verso l'alto e di collegare cielo e terra.
Riccardo rivela che il dolore che lo assale e che lo ha condotto fino a lì è stato in qualche modo sopito, quella struttura maestosa gli ha fatto percepire la sua estrema finitudine e lo ha fatto sentire a casa. L'ingegnere spiega come nei secoli le grandi strutture, non solo architettoniche ma anche ideali
( Divina Commedia, L'iperuranio, La risposta mitica alla struttura del cosmo) abbiano sopito il dolore dell'uomo collocandolo in una dimensione cosmica di ordine universale dove poter trovare conforto dalla precarietà della condizione umana ( Il meccanismo cieco). Ma l'angelo di pietra aveva rivelato loro ben altro, ovvero che dietro ad ogni cosa si cela una struttura profonda che resiste allo scorrere del tempo e guardando al cielo attraverso la cornice delle arcate, l'ingegnere rivela a Riccardo come la struttura più antica sia quella che regola la nostra percezione delle cose, quella frapposta tra i nostri occhi e il mondo che osserviamo: la nostra mente. Quelle arcate frapposte tra cielo e terra non riflettono se non la struttura intima della nostra percezione che si configura come un filtro tra il mondo come rappresentazione e il mondo reale che rimarrà inconoscibile fino a che non si sarà sveleta l'essenza della mente( Le dimensioni della realtà e del pensieroThe Matrix). Questa scoperta sarà l'unica in grado di insegnare a Riccardo come convivere con il proprio incolmabile dolore.


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